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al testo di Vlad
Senza pensare
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e senza pensare, marta, avrò la mia pena. un'altra ombra sulla retina di quell'occhio
che bevve tutte le stelle quella sera,
così, per svago. mi rimase all'orecchio il tuo pensiero
con la voce da soprano. così dovetti costruire questo mare fatto di spirali di acqua sporca tracannata in fretta dalla mia nuca, per non restare sordo invano.
qualcuno dovrà ricominciare a scuoterli come dei dadi, i miei quadri. ma siamo figli di quel cristo.
e sappiamo perdonare. Il pensiero non ha mai i pettorali d’achille, marta. ha muscoli stanchi e disegna gabbiani che girano i fogli del cielo al contrario,
ha guizzi di gatti e lingua imbevuta di caffè d'oriente. ha il fiato lungo di una giovinetta, e lo strappo breve del corsaro, ha la falla aperta da uno scafo prima del rintoppo di un'onda che passerà di lì
per caso. i secondi sono sempre arrivati prima dei primi, troppo intenti a pensare. il guardiano della notte farà rapporto al suo capo perché una finta alba è uscita dalla bocca di un palazzo, troppo flebile, lei, troppo rosa da disegnare i contorni del peccato.
la pelle accesa a quegli stendardi si colora di arancio , e il fuoco grida al vento il suo amore. brucia e arde il mondo, insieme ai tuoi giorni
che come coriandoli li perdo per mano. sono solo ricorrenze a marcire nei giorni di festa, sono solo il richiamo per angeli ruffiani.
(e i gesti degli uomini sono così limitati nel loro insistere. avvolgono gabbie e gabbie di resistenza. lo stupore è disegnato nel gesto delle loro mani. si lim...)
"Porsenna", lui urlò, con il vino che gli riusciva a fiotti. Non ho voci turchine per calmare il suo ardore. Fu uno straccio imbevuto di parole, a farlo gridare.
Operosi nel buio dei tuoi occhi tagliati a cucchiai. Quanta pena dovrò affontare, adesso. nel grembo del tuo volto che sorride,
marta. senza pensare?
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